Caro lettore, benvenuto in questa sezione del sito, qualunque età tu abbia.
Mi rivolgo a te, come se fossi anagraficamente indefinito. Dagli 11 ai 111 anni e più.
Adolescenza ...
Molti adulti la chiamano età "dell'oro". I ragazzi e le ragazze prediligono un'altra definizione.
Ricorrono ad un termine femminile. Inizia per "m" e finisce per "a".
Già indovinato? Ehehe ...
Da quasi vent'anni lavoro nella relazione con i giovani, la "m" è frequente nelle loro narrazioni, sia in attività di gruppo, sia in colloqui individuali.
L'adolescenza è una fase caratterizzata da potenti trasformazioni, impegnative da sempre, probabilmente nella società complessa ancor più che in passato.
Se poi si fanno avanti circostanze ostiche, ad esempio: scelte complicate da intraprendere; amori infranti; perdite d'amicizie importanti; insicurezze e tormenti relazionali con coetanei; conflitti famigliari; separazioni dei genitori; traslochi o cambiamenti indesiderati; fallimenti scolastici, sportivi, lavorativi; fenomeni bullistici e ... chi più ne ha più ne metta ...
Beh, ci sta che l'adolescente di turno faccia appello alla "m" per raccontare la propria età.
Come operatore, mi chiedo quale sia la mia collocazione all'interno dello scenario sopra descritto, ossia dell'adolescente ingaggiato a fronteggiare situazioni di "m", oltre al gorgogliare dei fisiologici mutamenti evolutivi.
Ogni biografia è a sè e generalizzare è riduttivo, tuttavia non intendo rinunciare a dichiarare il mio approccio di fondo, perchè esiste.
Nell'incontrare l'adolescente, con la sua "m", mi riconosco innanzitutto un sentimento - atteggiamento di comprensione e delicatezza, accompagnato dalla consapevolezza che le "m" siano parte integrante dell'esistenza umana.
Purtroppo alcune sono davvero ingiuste, è fifficile attribuirvi un senso. Di tutte le altre se ne farebbe volenetieri a meno, anche da adulti, però accadono. Credo sia doveroso ammettere che in età evolutiva possano costituire non solo sottrazione di qualcosa, anche "prove di forza" e "palestre di vita" imprescindibili per fare passi avanti nella conoscenza di sè e del mondo, imparando a "cavarsela da soli".
Con sguardo ottimistico derivante dalla storia personale, prendo in prestito una frase di Fabrizio De André, cantautore in attività dal 1964 al 1998. "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior".
Quando la "m" è presente, non più schivabile, val la pena considerarla anche come opportunità. La attraversata talvolta è dura, lo so, aihmè. C'è però da credere che sia possibile affrontarla, reggerla e, col tempo necessario, uscirne arricchiti e fortificati. Ri-fioriti.
L'attraversata ...
Credo sia bello provare a farcela da sè. Onestamente non sono certo che chiedere ogni volta e prontamente assistenza, di fronte alla famosa situazione di "m", sia garanzia di soluzione migliore per la crescita della persona. A maggior ragione durante lo sviluppo, perchè potrebbe costruirsi la percezione di un sè "debole".
Provarci da soli dunque ... stringere un po' i denti, ma ...
Se la "m" permane, eccessivamente complessa, bloccante, pungente o ingombrante, allora è buono riconoscere il limite e saper chiedere aiuto. Anche ad un professionista. Non è una sconfitta, è un'abilità.
Io sono educatore e counsellor, non mi so occupare di disturbi e patologie, non appartengono alla mia deontologia professionale.
Posso dare una mano a gestire e/o superare un momento di crisi accidentale, un periodo di "m", con un progetto che conduca verso un "futuro "migliore", a partire da un presente evidentemente "non buono".
Fine?
No, devo aggiungere un'altra strada che può condurre un adolescente verso il counselling.
Non a partire da una "m", bensì dal desiderio di crescita personale.
Questa ipotesi sembra culturalmente meno considerata, a mio avviso è interessante in età evolutiva. Il counselling, difatti, può essere una pratica significativa per potenziare le capacità di autoriflessione, la consapevolezza di sè e l'espressione del proprio potenziale umano. Un po' come scegliere di andare in piscina a nuotare per mantenersi in forma, per il piacere di farlo, non per contrastare un mal di schiena già conclamato.
Pratico counselling con ragazzi e ragazze dal 2008, sia all'interno delle scuole in cui opero, sia in ambito privato, in base ai tempi di cui dispongo.
Mi è possibile accogliere in presenza, oppure con incontri on-line.
Si tratta di sentirci ed accordarci.
Per saper qualcosa in più sulla pratica del counselling, invito a cliccare alla sezione "cosa so fare".